Le cassette postali in condominio devono rispettare dei requisiti strutturali in modo da garantire la riservatezza dei condòmini ed impedire che chiunque possa avere accesso alla posta di altri. Quali sono questi requisiti? Qual è la normativa di riferimento?
A volte in condominio possono sorgere delle controversie relative all’invadenza di alcuni condòmini che sono soliti sbirciare o nel peggiore dei casi addirittura prelevare la posta o altri documenti contenuti nelle buche delle lettere di altri condòmini. In tali casi l’amministratore deve sapere cosa prevede l’informativa in materia, in modo tale da poter dare le giuste risposte ai condòmini.
Nelle righe che seguono cercheremo di capire cosa prevede la legge e quando le buche delle lettere sono conformi alla privacy.
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ToggleBuche delle lettere e privacy: cosa dice la legge?
In Italia la norma di riferimento per comprendere quali caratteristiche devono rivestire le cassette postali al fine di garantire la tutela della privacy è la direttiva UNI EN 13724, la quale mira a garantire che le cassette e le buche postali siano adatte a ricevere, conservare in modo sicuro e proteggere la corrispondenza.
In base a quanto previsto dalla direttiva le cassette postali non devono essere dotate di spioncini o aperture che consentano a terzi di sbirciare all’interno e visualizzare la posta. La direttiva prende in considerazione qualsiasi tipo di foro, fessura o apertura non necessaria per l’inserimento della posta. Sarà dunque importante anche verificare che la cassetta postale non presenti difetti di fabbricazione o danneggiamenti che potrebbero creare aperture indesiderate.
La fessura deve essere stretta al punto tale da permettere il passaggio di buste, documenti, giornali, ma impedire l’inserimento di oggetti di dimensioni maggiori che potrebbero essere utilizzati per estrarre la posta. Alcune cassette postali sono poi dotate di fessure con design particolari che limitano ulteriormente la visibilità del contenuto interno. Ad esempio alcune cassette postali presentano una forma più arrotondata o a cilindro, tale da limitare l’angolo di visuale dalla fessura. Altri modelli includono poi coperchi o sportelli che nascondono la fessura quando la cassetta è chiusa. La scelta del design più adatto dipende dalle esigenze specifiche e dalle preferenze personali.
Quali conseguenze per chi preleva la posta altrui?
Prelevare la posta di un condòmino costituisce reato, punito dall’articolo 616 del codice penale con la reclusione fino a un anno o la multa da 30 a 516 euro.
La norma tutela il segreto della corrispondenza, che è un diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione. Si applica sia alla corrispondenza cartacea che a quella elettronica.
Prelevare la posta dalla cassetta altrui costituisce un comportamento penalmente rilevante, a prescindere dal fatto che la busta sia stata aperta o meno. L’elemento oggettivo, essenziale per la configurazione del reato è la sottrazione, senza che rilevi se il condòmino abbia conosciuto il contenuto effettivo della busta o meno. Alla stessa pena soggiace chiaramente anche colui che apre la busta per leggerne il contenuto o che la distrugge o disperde, purché si sia trattato di un comportamento volontario e non colposo, magari per distrazione o superficialità.
Diffondere il contenuto della corrispondenza altrui a terze persone poi, senza il consenso del destinatario, costituisce un’aggravante del reato in questione, tale da far aumentare la pena fino a tre anni di reclusione. Non è necessario che la rivelazione causi un danno concreto al destinatario, ma è sufficiente che derivi una lesione, anche solo potenziale, alla sua sfera privata.
Alla luce di quanto espresso, appare di fondamentale importanza per gli amministratori essere consapevoli delle sanzioni che possono scaturire da determinati comportamenti, così da poter dare le giuste risposte, in caso di segnalazione dei condòmini e adottare così gli accorgimenti necessari al fine di evitare spiacevoli controversie che possono creare tensioni all’interno della realtà condominiale.
Autore
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“Avvocato già iscritto all’Albo presso l’Ordine degli Avvocati di Torino. Laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Torino con tesi in materia di Big Data e rispetto del Regolamento Europeo per la protezione dei dati personali (GDPR). Specializzato in diritto della privacy, diritto penale e responsabilità civile”.
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