Cosa fare se i condòmini non pagano: ruolo dell’amministratore?

Cosa succede quando i condòmini non pagano? Ecco il ruolo dell’amministratore nella tutela del condominio.

La gestione delle spese condominiali rappresenta uno degli aspetti più delicati della vita in condominio. Il mancato pagamento delle quote da parte di alcuni condomini può mettere in difficoltà l’intero edificio. In questo articolo analizziamo l’obbligo dell’amministratore di agire per la riscossione forzosa delle somme dovute, come stabilito dall’articolo 1129, comma 9, del Codice Civile.

Condominio: quali sono i termini previsti per l’azione di riscossione forzosa?

La legge è chiara: l’amministratore deve agire entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio in cui il credito è diventato esigibile, salvo che l’assemblea condominiale lo abbia espressamente dispensato. Questo obbligo mira a garantire la tempestività nella tutela degli interessi del condominio, evitando che i crediti si accumulino e diventino difficili da recuperare.

Quindi, l’amministratore non può restare passivo di fronte ai mancati pagamenti. Il suo ruolo è centrale: deve monitorare la situazione finanziaria del condominio, individuare i debitori e procedere rapidamente per la tutela del patrimonio comune.

Quando l’amministratore è esonerato dall’obbligo di agire verso i condòmini morosi?

L’unica eccezione prevista è la dispensa deliberata dall’assemblea condominiale. Se l’assemblea decide di non procedere con la riscossione forzosa, l’amministratore è sollevato da tale obbligo. Tuttavia, questa decisione deve essere motivata e deliberata in modo esplicito, tenendo conto dei rischi di eventuali perdite economiche per il condominio.

Come funziona l’azione di riscossione verso i condòmini morosi?

L’amministratore può avvalersi delle procedure previste dall’articolo 63 delle disposizioni per l’attuazione del Codice Civile, come il decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo. Ciò significa che l’amministratore può ottenere un provvedimento giudiziale rapido per recuperare le somme dovute, anche in assenza di opposizione del debitore.

Un esempio pratico per chiarire il concetto

Immaginiamo un condominio di dieci unità, in cui il signor Rossi non paga la sua quota di 1.000 euro relativa all’esercizio chiuso il 31 dicembre 2024. Entro il 30 giugno 2025, l’amministratore è tenuto ad avviare la procedura di riscossione forzosa, salvo diversa decisione dell’assemblea. Se l’amministratore agisce tempestivamente e ottiene un decreto ingiuntivo, il condominio ha buone possibilità di recuperare il credito.

Se, invece, l’amministratore omette di agire nei termini, il condominio rischia di perdere il credito o di dover affrontare ulteriori complicazioni, come la prescrizione del diritto o la difficoltà di individuare il debitore.

Perché è importante rispettare questo obbligo?

Il mancato rispetto dei termini e delle modalità previste dalla legge può esporre l’amministratore a responsabilità personali nei confronti del condominio. Agire con prontezza è fondamentale per garantire l’equilibrio economico del condominio e tutelare gli interessi di tutti i condomini.

Il dovere dell’amministratore di agire per la riscossione forzosa delle somme non è solo un obbligo giuridico, ma anche una responsabilità morale verso la comunità condominiale. Una gestione attenta e tempestiva delle morosità contribuisce a preservare la serenità tra i condomini e la corretta manutenzione delle parti comuni. Se sei un condomino o un amministratore, ricorda: la legge ti offre strumenti chiari per affrontare le situazioni di morosità, ma è fondamentale utilizzarli nel modo giusto e nei tempi previsti.

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Autore

  • “Avvocato già iscritto all’Albo presso l’Ordine degli Avvocati di Torino. Laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Torino con tesi in materia di Big Data e rispetto del Regolamento Europeo per la protezione dei dati personali (GDPR). Specializzato in diritto della privacy, diritto penale e responsabilità civile”.

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