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ToggleQuando la tecnologia entra nelle case e nei corridoi: fino a che punto è lecito monitorare gli spazi comuni?
Negli ultimi anni, sempre più condomini hanno iniziato a installare spioncini digitali sulle proprie porte d’ingresso. A differenza dei classici spioncini ottici, questi dispositivi possono registrare immagini, scattare foto e persino inviare notifiche allo smartphone del proprietario quando rilevano un movimento. L’idea è quella di aumentare la sicurezza personale, ma cosa succede quando il dispositivo riprende anche il pianerottolo e i movimenti dei vicini?
Si può registrare ciò che accade sul pianerottolo?
La legge è chiara: gli spazi condominiali sono considerati aree comuni e non possono essere sorvegliati da privati senza il consenso degli interessati. Se uno spioncino digitale fosse impostato per registrare costantemente o per scattare foto a ogni passaggio, potrebbe configurarsi una violazione del GDPR. Infatti in tal caso lo spioncino sarebbe da equiparare a tutti gli effetti a un sistema di videosorveglianza, il quale per essere installato in condominio necessita dell’approvazione assembleare.
Quali rischi corrono i proprietari di spioncini digitali?
Un vicino che si sente costantemente osservato potrebbe inviare una segnalazione al Garante della Privacy o persino intentare un’azione legale. In alcuni casi, si sono già verificate situazioni in cui l’amministratore di condominio ha imposto la rimozione o la disattivazione delle funzioni di registrazione di questi dispositivi. Il rischio per il proprietario dello spioncino digitale non è solo una multa, ma anche una richiesta di risarcimento per danni alla privacy.
Come trovare un equilibrio tra sicurezza e rispetto della privacy?
La soluzione potrebbe essere quella di regolare l’uso degli spioncini digitali nel regolamento condominiale, vietando le funzioni di registrazione continua e limitando l’angolazione della ripresa solo alla soglia di casa. Alcuni modelli permettono di disattivare il salvataggio automatico delle immagini, garantendo così un uso più rispettoso delle normative sulla privacy.
Il confine tra tutela personale e violazione della privacy è sempre più sottile: la tecnologia offre strumenti avanzati, ma è fondamentale usarli con consapevolezza per evitare di trasformare la sicurezza in un’invasione della sfera privata altrui.
Autore
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“Avvocato già iscritto all’Albo presso l’Ordine degli Avvocati di Torino. Laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Torino con tesi in materia di Big Data e rispetto del Regolamento Europeo per la protezione dei dati personali (GDPR). Specializzato in diritto della privacy, diritto penale e responsabilità civile”.
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